Un mago, una profezia e un terzetto (Italian Edition) by Miss Black

Un mago, una profezia e un terzetto (Italian Edition) by Miss Black

autore:Miss Black [Black, Miss]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2015-07-06T22:00:00+00:00


5.

Le fiamme crepitavano selvaggiamente. Il palazzo reale ardeva. Volute di fumo nero salivano verso il cielo arancione. Si sentivano delle grida. Grida di persone terrorizzate o ferite. Di spalle, un mago alto che faceva gesti nell’aria, avvolto in una veste nera. E una presenza malvagia che pervadeva tutto come nebbia.

Mi svegliai di colpo, ansimando.

«Rison?».

Mi voltai di scatto. Etydar mi guardava con espressione tra il preoccupato e l’assonnato. «Una visione?».

Mi stropicciai la faccia con le mani. «Sempre quella. Sempre uguale. Non capisco perché continuo ad averla».

«Devi mandare un altro messaggio a palazzo?».

«Lo farò domattina. Il re sa già tutto. Non ho novità da riferirgli. Mi dispiace averti svegliato».

Lui sorrise appena. «È stato stranissimo. Hai iniziato a gemere e non capivo che cosa avessi. Per un attimo ho pensato che ti stessi masturbando – ero praticamente addormentato – poi ho avuto paura che ti sentissi male. Alla fine ho capito che era... quello. Stai bene?».

Chiusi gli occhi e scossi lievemente la testa. «Non è una predizione fausta».

«No, l’avevo capito».

Mi infilò un braccio dietro al collo e mi tirò verso di sé. Il suo corpo era caldo e asciutto, la sua pelle aveva un buon odore. Mi abbandonai contro di lui e lasciai che mi coccolasse fino a riaddormentarmi.

Il mattino successivo mi risvegliai tra le sue braccia. Non sarebbe stato nemmeno male, se non avessi avuto ancora negli occhi la mia visione.

In ogni caso, Etydar grugnì e si voltò dall’altra parte.

Sorrisi, accarezzandogli affettuosamente la schiena. «Non devi andare a palazzo?».

Io dovevo andare al tempio, ma avevo ancora più di un’ora per prepararmi.

«Oggi sono consegnato» borbottò lui. «Quindi devo andare a casa, in effetti, e restare lì fino alle otto. Potresti passarmi a trovare, più tardi». Si rivoltò, con la faccia ancora tutta insonnolita, ma non per questo meno maliziosa. «Potremmo fare sesso e uscire a fare un giro. O viceversa, come vuole la signora».

«Non sono sicura di farcela» risposi. «Ho un milione di cose da fare».

Etydar sbadigliò. «Mh-mh. Tanto io sono lì. Se passi sarà una bella sorpresa. Ora ho una domanda un po’ delicata da porti...»

«Sì?» risi io.

Lui annuì, tutto serio. «Qual è la tua posizione riguardo al sesso mattutino?».

«Ah... uhm...»

Lui mi prese una mano e se la posò dolcemente tra le gambe. Oh, déi...

«La mattina non è proprio il mio momento migliore» ammisi. «Ma posso aiutarti con il tuo... problema».

Avevo iniziato ad accarezzarlo sull’asta eretta dell’uccello e Etydar aveva socchiuso gli occhi con aria piuttosto beata e ancora parecchio insonnolita.

«Sei buona. Sì, aiutami» sorrise.

Bello e viziato, pensai. Ma la verità era che toccarlo era piacevole, il modo in cui ansimava sottovoce era comunque erotico e farlo venire non era poi chissà quale sforzo.

Scivolai sotto alle lenzuola e lo raggiunsi con la bocca. Quando iniziai a leccarlo sui testicoli mi ricordai che la sera prima l’avevo rapato. Era strano e anche un po’ stuzzicante. I peli avevano già iniziato a ricrescere e l’effetto era curioso.

Gli leccai l’uccello da tutti i lati e sentii il suo respiro che si facva più veloce. Iniziò a gemere quando gli presi il glande in bocca, lo denudai con le labbra e lo coprii di saliva.



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